Un’impresa su tre, su scala globale, è stata costretta ad attuare diversi tagli, per rimanere aperta, a causa della pandemia di coronavirus. Questo è quanto ha rivelato un sondaggio pubblicato poche ore fa da Facebook. Si tratta dell’ennesima testimonianza di quanto l’epidemia abbia colpito duramente l’economia mondiale.
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Coronavirus, i dati sullo studio tra le piccole e medie imprese
Circa il 26% delle piccole e medie imprese intervistate da Facebook (FB.O), in collaborazione con l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico e la Banca mondiale, ha dichiarato di aver chiuso tra gennaio e maggio 2020. Il sondaggio ha riguardato oltre 30.000 leader delle piccole imprese provenienti da oltre 50 paesi nel mondo.
Delle attività rimaste operative al momento dell’indagine, il 28-31 maggio, quasi due su tre hanno fatto registrare vendite inferiori nei 30 giorni precedenti, rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.
Per far fronte alla crisi, che il rapporto ha denominato “la sfida di una vita“, un terzo delle piccole imprese intervistate ha affermato di aver ridotto la forza lavoro.
E’ sempre più evidente come la pandemia di Covid19 non sia solo un’emergenza sanitaria, ma anche un’emergenza economica. Le piccole e medie imprese sono state le più colpite in assoluto, in tutto il mondo.
L’indagine ha preso in esame diverse piccole e medie imprese con una pagina aziendale su Facebook, con l’obiettivo di analizzare l’impatto della pandemia su queste realtà.
L’epidemia di coronavirus ha costretto i governi di tutto il mondo a imporre diverse misure di blocco, paralizzando l’attività economica e mettendo in crisi le economie dei Paesi più colpiti. Il Fondo monetario internazionale ha dichiarato, a giugno, che la produzione globale diminuirà del 4,9% nel 2020.
Il sondaggio afferma anche che i settori focalizzati sul consumatore sono stati i più colpiti. Circa il 54% delle agenzie turistiche e il 47% delle piccole imprese che lavorano nel settore dell’ospitalità e della gestione di eventi hanno dichiarato di essere rimaste completamente chiuse.
E’ stato rilevato un ulteriore dato interessante. La maggior parte delle imprese chiuse durante il lockdown era guidato da donne.
Non solo una proporzione maggiore di donne imprenditrici gestisce microimprese senza dipendenti, ma le PMI a guida femminile sono maggiormente concentrate nei settori più colpiti dalle misure di blocco.
La crisi offre alle aziende nuove opportunità
Per coloro che non abbandonano l’idea di voler vedere il bicchiere mezzo pieno, questa crisi continua a rappresentare una fonte di opportunità. O comunque un momento da attraversare per il necessario rinnovamento del business.
In particolare, si tratta di una convinzione molto diffusa nell’ambito del turismo. Molti esperti credono che impegnarsi a modelli di virtuosismo, sostenibilità e standard ambientali, sociali e di governance più forti quando i tempi sono buoni è una cosa. Aderire a questi principi quando il gioco si fa duro è un’altra cosa.
In sostanza, chi riuscirà a perseguire gli obiettivi legati all’innovazione e alla sostenibilità (sia nel turismo che in tutti gli altri settori), potrà letteralmente brillare e migliorare così la posizione del proprio brand.
Il momento è davvero critico, ma le imprese possono fare ancora molto, sperando che i vari governi mondiali mantengano le promesse di sostegno economico.