Le Azioni Pfizer sono ai massimi storici. Il titolo PFE ha chiuso la seduta di ieri a +3,91% a quota 45.68 dollari ed è ancora in rialzo negli scambi fuori orario che anticipano la seduta odierna. Tra l’aumento del prezzo del vaccino e l’imminente inizio della campagna per la terza dose, le prospettive per i guadagni della società sono enormi. Ma c’è di più.
Nel 2019 e nel 2020, il prodotto più venduto di Pfizer è stato il vaccino pneumococcico Prevnar 13. Il farmaco ha generato vendite per oltre 5,8 miliardi di dollari in entrambi gli anni.
In seguito, il vaccino COVID-19 BNT162b2, sviluppato insieme a BioNTech, ha generato vendite per 7,8 miliardi di dollari solo nella prima metà del 2021. Pfizer prevede che la terapia raccoglierà $ 33,5 miliardi durante l’intero anno.
Tuttavia, quella grande fetta di investitori che da oltre un anno sta facendo trading online in ambito farmaceutico e biotecnologico potrebbe guardare con interesse anche ad un’altra importante novità. Pfizer, infatti, sta lavorando ad un prossimo potenziale blockbuster COVID-19. E non è un vaccino.
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Pfizer vuole stroncare il coronavirus sul nascere
Pfizer ha dichiarato che non limiterà i propri sforzi aziendali per combattere il COVID-19 ai soli vaccini. La società, infatti, si sta concentrando anche sullo sviluppo di potenziali trattamenti per la malattia infettiva. Durante la chiamata agli utili del secondo trimestre, la scorsa settimana, la compagnia ha fornito alcuni aggiornamenti su un trattamento molto promettente.
Gli inibitori della proteasi sono una classe di farmaci antivirali che sono stati efficaci nel trattamento dell’HIV e dell’epatite C. Queste terapie si legano agli enzimi della proteasi nei virus e ne impediscono la replicazione.
Pfizer ha avviato uno studio clinico in fase iniziale che valuta l’inibitore orale della proteasi PF-07321332 a marzo di quest’anno. La compagnia, in merito a tale studio, ha avuto buone notizie da riferire.
Nel dettaglio, il direttore scientifico Mikael Dolsten ha affermato che, nello studio di fase 1, PF-07321332 ha superato di oltre cinque volte il livello previsto per inibire la replicazione virale del coronavirus. Dolsten ha anche affermato che il prodotto ha mostrato una potente attività antivirale nei test preclinici. Potrebbe dunque essere efficace contro tutte le varianti COVID-19 attualmente note.
Inoltre, fino ad ora, il farmaco sperimentale sembra avere un buon profilo di sicurezza.
Sulla base di questi risultati incoraggianti, Pfizer ha portato la terapia nei test di fase 2/3 a luglio.
Una grande opportunità di mercato
Pfizer stima che il mercato indirizzabile per questo nuovo prodotto potrebbe coinvolgere milioni di pazienti nel mondo. Considerando la rapida diffusione dell’esposizione al COVID-19 dovuta alla variante Delta, tale scenario sembra più che verosimile.
Negli Stati Uniti, la Food and Drug Administration ha già concesso l’autorizzazione all’uso di emergenza ad una terapia contro il covid, ovvero un cocktail di anticorpi prodotto da Regeneron.
Tuttavia, si tratta di un farmaco molto costoso (più di $ 2.000 per dose). In secondo luogo, deve essere somministrato tramite infusione o iniezione sottocutanea. In terzo luogo, può legalmente essere somministrato solo ad una specifica categoria di pazienti.
Il PF-07321332 di Pfizer potrebbe dunque battere facilmente la concorrenza in questo ambito.
L’attesa non dovrebbe essere lunga. Supponendo che i test di fase 2/3 vadano bene, la società potrebbe essere in grado di presentare domanda per l’approvazione già nel quarto trimestre di quest’anno.
Il CEO di Pfizer, Albert Bourla, ha dichiarato di aver dato il via libera alla produzione di quantità significative del prodotto, in modo che siano disponibili grandi volumi di dosi in caso di approvazione normativa.
Al momento, il probabile lancio del farmaco non sta ancora entusiasmando gli investitori.
Guardandola sul lungo termine, però, la questione assume una luce più che brillante. Se tutto andrà bene, le Azioni Pfizer avrebbero un catalizzatore positivo enorme anche post vaccini, senza che l’azienda debba dividere i potenziali profitti con altre società come ora accade con BioNTech per il vaccino.