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L’accordo
Il ministro degli Esteri cinese, Wang Yi, era arrivato in Iran venerdì. I media erano già al corrente della possibile firma su un accordo di cooperazione di 25 anni tra i due paesi. Entrambi, come detto, sono soggetti alle sanzioni statunitensi.
I dettagli finali dell’accordo non sono ancora stati annunciati. Tuttavia, il testo dovrebbe includere diversi investimenti cinesi nei settori dell’energia e delle infrastrutture iraniane.
Già nel 2016, la Cina, il più grande partner commerciale dell’Iran e alleato di lunga data, aveva accettato di aumentare il commercio bilaterale di oltre 10 volte fino a 600 miliardi di dollari, per un decennio.
L’Iran, d’altra parte, mira a rafforzare la sua posizione nei confronti degli Stati Uniti e degli Stati europei coinvolti nell’accordo nucleare di Teheran.
In merito alla firma odierna, il portavoce del ministero degli Esteri iraniano, Saeed Khatibzadehm, ha specificato che:
Questo documento è una tabella di marcia completa con clausole politiche ed economiche strategiche che coprono la cooperazione commerciale, economica e dei trasporti, con un’attenzione particolare ai settori privati delle due parti.
Giovedì, il ministero del Commercio cinese aveva pubblicamente affermato che Pechino farà sforzi per salvaguardare l’accordo nucleare iraniano e difendere gli interessi legittimi delle relazioni sino-iraniane.
La posizione degli USA
Secondo alcuni media statunitensi, l’Iran ha spostato “indirettamente” volumi record di petrolio in Cina negli ultimi mesi, contrassegnati come forniture ad altri paesi. Al contempo, tuttavia, i dati doganali cinesi hanno mostrato che nessun barile di petrolio iraniano è stato importato nei primi due mesi di quest’anno.
Il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha cercato di rilanciare i colloqui con l’Iran sull’accordo nucleare abbandonato dall’ex presidente Donald Trump nel 2018. Al momento, permangono dure misure economiche che Teheran insiste affinché vengano revocate prima che i negoziati riprendano.
Gli Stati Uniti e le altre potenze occidentali che hanno aderito all’accordo del 2015 sembrano in disaccordo con Teheran su quale parte dovrebbe essere rivista. Di conseguenza, al momento, risulta improbabile che le sanzioni statunitensi che hanno paralizzato l’economia iraniana possano venire rimosse rapidamente.
Al contempo, è importante notare che le esportazioni di petrolio dell’Iran, membro dell’OPEC, sono aumentate a gennaio. Ed erano già aumentate nel quarto trimestre 2020, nonostante le sanzioni statunitensi. Sembrerebbe trattarsi di un evidente segno che la fine del mandato di Trump potrebbe aver cambiato le carte in tavola. Dalla fine del 2018 c’è stato un forte calo delle esportazioni iraniane verso la Cina e altri clienti asiatici.